Dal comune di Lissone alla città del mobile

Lo sviluppo di un artigianato mobiliero di alta classe a Lissone, come in altri paesi della Brianza, sebbene privo di documentazioni precise, si deve attribuire ad un concorso di cause.
In tutti i paesi già esisteva, in età moderna, una piccola produzione di falegnameria di quadratura, semplicissimi mobili in legno massiccio o lastronati, rivolta a soddisfare le esigenze locali. La soppressione della Corporazione dei legnamari di Milano nel 1773 favorì probabilmente il ritorno al paese d’origine, dove c’erano occasioni di lavoro, di qualche magistro ad lignamine, falegname provetto, in grado di organizzare la produzione in proprio e all’esterno e di far scuola.

Infine, la nuova concezione del mobile neoclassico – che tradizionalmente si fa risalire a Thomas Chippendale – permetteva una costruzione strutturale piuttosto semplice e ben definita, a cui in seguito venivano applicati diversi tipi di decorazioni ed abbellimenti. La costruzione del mobile in questo modo avveniva in due tempi: la produzione dei diversi componenti anche in sedi separate prima, il loro assemblaggio per la vendita poi. Questo metodo di lavoro portò alla nascita di professioni specializzate quali quelle di intagliatore, tornitore, lucidatore, laccatore, decoratore e tappezziere.

Il definitivo consolidamento di questa attività e la nascita delle prime vere e proprie botteghe artigiane si ebbe con l’epoca napoleonica (1796-1814), durante la quale si creò un mercato territorialmente esteso e si collaborò con le ebanisterie parigine.

Per tutto il ‘700 la popolazione di Lissone era cresciuta, per la prima volta dopo molti secoli, in un modo lento ma continuo. Ma è dal 1805 al 1847 che la popolazione praticamente raddoppiò, passando da 1616 abitanti a 3073 grazie alle nuove opportunità di lavoro che favorirono l’immigrazione dagli altri paesi della Brianza, inducendo in particolare moltissimi giovani a venire a Lissone per imparare il mestiere di falegname.

Verso il 1830 l’artigianato mobiliero a Lissone sviluppò una consistente attività produttiva. Pertanto gli artigiani, non potendo lavorare solo su commissioni e avendo il problema di vendere ciò che producevano, si organizzarono portando i mobili finiti, loro e di altri, direttamente a Milano. Questo momento rappresenta la prima embrionale fase di coordinamento della produzione delle varie botteghe artigiane, che determina una sorta di garanzia di continuità di lavoro per gli artigiani-contadini, un approvvigionamento razionale delle materie prime e favorisce la nascita delle prime lavorazioni ausiliarie quali tappezzerie e ferramenta.

Dal 1840 al 1850 il fenomeno si concretizzò col sorgere a Lissone delle prime grandi aziende, a carattere industriale e commerciale insieme, che facevano conoscere ed apprezzare il mobilio locale in tutta Italia, anche se la struttura aziendale restava comunque prevalentemente di tipo familiare.

Iniziò a formarsi in quegli anni quel vastissimo tessuto di piccole ed efficienti unità produttive ancor oggi predominante a Lissone e in Brianza. A partire dal 1850 circa Lissone può essere considerato il più importante centro mobiliero italiano, caratterizzato da una buona organizzazione di vendita.

Il 1859, dopo la sconfitta degli Austriaci nella seconda guerra d’Indipendenza, vide l’annessione della Lombardia allo stato sabaudo. Nel 1861, proclamato il Regno d’Italia, la ferrovia Milano-Monza, già esistente, venne prolungata sino a Como; su tale linea si trovava anche Lissone, la cui stazione venne costruita nel 1882. Con l’unità d’Italia sorsero altre industrie relative alla lavorazione dei salumi, alla filatura della seta ed alla tessitura del cotone che impiegavano molta manodopera, ma la produzione del mobilio continuò a detenere saldamente il primato.

I gusti eclettici del tempo lasciavano ampio spazio all’inventiva, all’abilità, all’intraprendenza commerciale degli operatori locali, che sin dal 1890 cominciarono una decisa opera di penetrazione sui mercati esteri. Nel frattempo, nel 1870, era stata fondata la Scuola Professionale di Disegno e Intaglio ad opera della Società di Mutuo Soccorso, dapprima solo festiva, poi, dal 1878, serale, con un programma di formazione professionale molto valido. Dal 1880 al 1890 sorsero le prime grandiose esposizioni di mobili in palazzi costruiti appositamente vicino alla stazione ferroviaria: si allargava la vendita sul mercato italiano, si esportava in Egitto, Turchia e Medio Oriente in concorrenza con la Francia. Ad ogni esposizione internazionale le ditte lissonesi erano presenti e raccoglievano lusinghieri riconoscimenti. La lavorazione meccanica del legno, che sul finire dell’800 muoveva i primi passi, cominciò ad affermarsi all’inizio del XX secolo: nascevano a Lissone aziende che riducevano i tronchi in tavole, che producevano i primi compensati, e aziende che installavano macchine per la costruzione di mobili, come seghe a mano, piallatrici, trapani e torni.

Tutto questo venne favorito dall’aumento costante della popolazione e dal progressivo decremento dell’agricoltura, che passò poco a poco al ruolo di attività secondaria. Lissone, centro industriale, durante la prima guerra mondiale produceva casse per munizioni e compensati per aeronautica secondo sistemi tecnologici d’avanguardia. Nel 1920 a Lissone nacque la più grande fabbrica di compensati e di tranciati d’Italia, l’Incisa, che arrivò a trasformare giornalmente 1750 quintali di tronchi in 70 metri cubi di compensato, con un ciclo di lavorazione integrata che occupava oltre mille dipendenti.

Dopo la prima guerra mondiale era ripresa anche l’esportazione, trovando nuovi mercati un po’ ovunque, dal Sud America all’Inghilterra, sino a che la crisi del 1932, unita alle mutate condizioni politiche in Italia, non vi pose praticamente fine. La produzione artigianale di Lissone, sempre alla ricerca di nuovi sbocchi, accolse l’invito del movimento razionalista, che con l’etichetta “moderno” stava prendendo piede anche in Italia; architetti e arredatori di quella scuola trovarono localmente chi realizzava in un modo ineccepibile le loro idee e la Triennale di Milano del 1933 ne fu il vittorioso collaudo.

Il compito promozionale dal 1936 venne assunto da una manifestazione, la Settimana del Mobile, organizzata inizialmente da un sodalizio privato, la Famiglia Artistica Lissonese, e dal 1951 in avanti dall’Ente Comunale per il potenziamento del mercato mobiliero. La manifestazione, abbinata ad un premio di pittura internazionale, acquistò ben presto una grande risonanza e creò una sorta di collaborazione continua fra amministratori, designers, operatori culturali, mobilieri e commercianti del settore.

Nel 1955 venne fondato l’Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato “I.P.S.I.A. – G. Meroni”, che sostituendo la vecchia Scuola di Disegno e Intaglio si è specializzato nella formazione professionale a vari livelli di mobilieri e di arredatori. Non è possibile descrivere ora quanto abbia influito questa scuola, quanto e come siano cambiati i sistemi di produzione mobiliera e in che misura Lissone sia diventata negli anni del dopoguerra un centro di commercio del mobile.

Tutto questo sarebbe materia per un libro e non può essere riassunto in poche righe. D’altra parte non si può ignorare lo sviluppo di Lissone in altri campi industriali di diversissima specie, dalle industrie alimentari alle metalmeccaniche, dalla cantieristica all’elettronica, dall’industria della confezione alla meccanica di precisione. Ma questo non sarebbe più storia: questo è un passato recente, che si riflette nella Lissone viva, dinamica e industrializzata di oggi.

Liberamente tratto e modificato dal sito del Comune di LISSONE

A cura di Fabio Fossati dell’Immobiliare Fossati di Lissone